Budrio non è codogno ma…

Emergency per voce di Gino Strada ha ribadito che prima di affrontare diagnostica e processi assistenziali in condizioni di contagio occorre mettere in sicurezza strutture e personale, affermazione quasi ovvia e banale, se non fosse che la messa in sicurezza non c’è stata perché mancavano presidi di protezione, perché si è trattato il Covid-19 come una “normale” patologia, perché non ci si è strutturati con un piano pandemico (anche se previsto).

In Lombardia il disastro è avvenuto proprio perché non si è tenuto conto di questa ovvietà (oltre al fatto che negli anni è stata desertificata la medicina territoriale). I centri di cura, gli ospedali e le residenze per anziani sono diventati focolai di trasmissione.

Anche all’ospedale di Budrio non vi sono stati i presupposti di questa ovvietà con l’aggravante che addirittura si è tentato di trovare capri espiatori a carico del personale.

NO, NON CI STIAMO!

NON CI STIAMO come non ci siamo mai stati in passato quando osservavano il progressivo snaturamento del Sistema Sanitario Nazionale verso il processo di “aziendalizzazione” delle Asl.

NON CI STIAMO come non ci siamo mai stati ad osservare supini la chiusura degli ospedali di prossimità e dei punti nascita.

NON CI STIAMO a vedere esautorato il controllo politico demandandolo a scatola chiusa ai tecnici (il potere dei sindaci nei confronti dei distretti sanitari è di fatto semplice ratifica di scelte prese non su i territori ma altrove).

NON CI STIAMO a vedere continuamente depotenziato il pubblico a favore del privato.

NON CI STIAMO oggi come non vi siamo mai stati e come mai ci staremo.

La sanità è bene comune e il diritto alla cura deve essere unico da Bolzano a Siracusa.

PS Le case della Salute presidi nati e concepiti per la medicina territoriale che fine hanno fatto? Mai sentite nell’affrontare la gestione domiciliare dei contagi? Non pervenute da mesi…forse è il caso di riparlarne.

 

PRC Budrio